Parola d’ordine: cambiamento

Problema oppure opportunità? Quello che è certo è che ora, passato il periodo più “caldo” della pandemia di Covid-19, in cui tutti noi, relegati in casa per la quarantena, siamo stati costretti a un profondo ripensamento del nostro modello di vita, siamo di fronte a una nuova grande sfida: quella di gestire il cambiamento. Un cambiamento che dobbiamo imparare ad affrontare in modo nuovo. Non si tratta infatti più, come forse facevamo in passato, di reagire agli stimoli esterni, a volte controvoglia e a volte con entusiasmo, cercando di ritornare rapidamente nella nostra zona di confort, nella speranza che tutto torni come prima. Questa volta occorre attenzione. Non solo: anche disponibilità. Disponibilità a metterci in gioco, ad accettare che le cose cambino, a capire le ragioni di questo cambiamento, a entrare in sintonia con chi ci è vicino e fa fatica, come noi, ad accettarlo.  Insomma, occorre che ognuno di noi guardi al futuro sostituendo la parola “problema” con “opportunità”. Dovremo essere resilienti. Nel concreto, nel quotidiano. Lo dobbiamo a noi stessi e lo dobbiamo agli altri, a cominciare dai più piccoli, a cui dobbiamo dare un luogo dove stare in modo nuovo, delle cose da fare in modo diverso, dei rapporti da sviluppare in modo più ampio ma non meno profondo. È questo il compito che ci aspetta: un grande lavoro di preparazione, la sfida di acquisire nuove competenze, di assumerci nuove responsabilità, in prima persona.
Solo in questa nuova ottica, imparando ad affrontare il cambiamento come una possibilità invece che come un problema, potremo progettare il nostro futuro, a cominciare dalle attività legate all’estate, al vivere gli spazi esterni. Un futuro in cui parole come aggregazione non facciano più paura, in cui interagire non sia sinonimo di pericolo, in cui si possa continuare a conoscersi. Non è solo il compito delle istituzioni. È un nuovo modo di guardare al futuro. Con lo sguardo ostinatamente in avanti, con tempi e modi diversi, secondo nuove regole. In sicurezza e insieme.  Perché ciascuno possa dire: quel cambiamento è qui e ora. Io ci sono.

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