Cambiare per andare avanti

Si chiude un mandato amministrativo unico nella storia politica della città, contraddistinto e segnato da un evento, la pandemia, che (oggi, a distanza di due anni, possiamo dirlo) sta cambiando la storia dell’umanità. Ormai lo abbiamo ben chiaro, tutto è cambiato, nulla è tornato come prima, semplicemente perché non si cammina all’indietro. Sono saltati i riferimenti culturali, economici, valoriali, sociali, financo relazionali fra le persone.
Durante il mandato ci siamo impegnati tutti, prima a resistere e sopravvivere, poi a ricominciare, senza più le certezze, senza più i punti saldi che ci hanno guidati fino al 2020. Come componenti della maggioranza, in questi anni abbiamo lavorato con impegno per il bene della città, ci siamo dedicati alla tutela dell’ambiente, della salute delle persone, abbiamo operato nell’ambito dello sport e della cultura. Soprattutto, ci siamo dedicati alla ricostruzione dei legami di comunità, che a nostro parere sono non solo il punto di partenza per immaginare un futuro, ma anche lo strumento per costruire un sistema sociale solidale e giusto.
Questo lavoro, che riteniamo ci abbia permesso di contribuire in modo sostanziale alla ripresa della “nuova normalità”, ha messo in evidenza come il cambiamento, la necessità di guardare con uno sguardo nuovo e diverso alla vita della città e al soddisfacimento dei bisogni, abbia di fatto imposto un ripensamento sotto ogni aspetto, anche politico. Siamo convinti che ci sia voluto del coraggio e della determinazione per resistere prima e per ricominciare poi; anche il coraggio di cambiare idee, riferimenti, soluzioni, progetti. Con questo spirito positivo siamo disponibili a proseguire nel nostro impegno politico insieme a chi vuole disegnare il futuro della nostra città, valutando con serenità ciò che è stato per guardare oltre e porre nuove solide basi su cui costruire ciò che potrà essere.

Case di comunità: opportunità o miraggio?

Recentemente è stato presentato dal direttore socio-sanitario di Asst, Dr. Sala, il progetto della casa di Comunità di Arese e Lainate, che sorgerà entro il 2026 a Lainate, fra la RSA e il centro sportivo Nelson Mandela. Le case di comunità, insieme agli ospedali di comunità, dovrebbero rappresentare il nuovo modello di servizio socio sanitario territoriale. Meglio ancora, la speranza è che con tali nuove strutture si “ricostruisca” il sistema pubblico di medicina territoriale, costituito dai medici di medicina generale, dai pronto soccorso e dagli ambulatori specialistici e di assistenza infermieristica, oggi in crisi per mancanza delle figure professionali e per inadeguatezza dei finanziamenti economici.
L’operazione è impegnativa, economicamente (ogni casa di comunità avrà un costo di costruzione di oltre 4 milioni di euro, dei quali 1 terzo a carico del PNRR e 2 terzi a carico delle Regioni), organizzativamente e dal punto di vista gestionale dato che ogni casa di comunità dovrà riunire più servizi collegandoli fra loro.
Il rischio di fallimento è elevato. Abbiamo già vissuto il fallimento della riforma sanitaria del 2017 di Regione Lombardia: i cittadini hanno preferito mantenere il proprio medico di famiglia, a dimostrazione che il medico di base è il pilastro della medicina territoriale. Ora, tutte le speranze sono riposte in questo nuovo modello di assistenza socio-sanitaria, sia pure nella consapevolezza dei suoi punti deboli, rappresentati prima di tutto dalla necessità di maggiori investimenti economici in sanità (cosa che non sta avvenendo) e dalla complessità organizzativa. I Comuni stanno già facendo la loro parte. A Lainate, per esempio, tutti i nuovi servizi dedicati ai più fragili (anziani e non autosufficienti) sono stati realizzati secondo il principio di integrazione fra servizi con la presa in carico delle persone. Pensiamo a Bussola, a Soli Mai, alla RSA aperta, all’importante progetto delle dimissioni protette, all’Alzheimer Cafè, alla futura sperimentazione di telemedicina. Noi ci siamo, come sempre. Ora, perché questa non sia l’ennesima occasione mancata, sono le Regioni e lo Stato che non possono fallire.

Trovare un significato

“Chiunque, in ogni dove, è parte di tutto”: è questo il concetto alla base della cultura delle popolazioni native d’America. La cultura dell’essere, dove ognuno – esseri umani, animali e anche la natura nel suo complesso – è stato creato per il benessere di tutti, secondo valori di giustizia, generosità ed equilibrio. Una cultura contrapposta e inconciliabile con quella europea dei conquistatori, basata sul concetto di crescita continua, che diventa poi conquista.
La differenza fra la cultura dell’essere, quella dei nativi, e quella del divenire, degli europei, ha scavato un solco progressivamente più profondo.
Tutto ciò è lontano da noi? No. Se guardiamo infatti a queste dinamiche con gli occhi del nostro tempo, ci possiamo vedere risvolti attuali. Questa cultura del divenire è infatti la stessa che oggi produce ingiustizia, diseguaglianza, disastro ecologico. E che permea la nostra società, contraddistinta da una crescente diseguaglianza sociale, culturale, da una tensione esasperata verso l’avere individuale e quindi da una mancanza di valori e di significati collettivi.
Lo constatiamo continuamente quando cerchiamo di capire le ragioni del disorientamento dei giovani, la loro difficoltà nel trovare una strada, nel prefigurarsi un futuro, nell’impegnarsi per realizzare un’idea di sé in armonia col tutto. Lo vediamo nell’individualismo esagerato, nella ricerca esasperata del benessere proprio, ora, come se non ci fosse un futuro. Noi crediamo, pur nella consapevolezza che indietro non si può tornare, che possiamo ripartire dal significato di ciò che facciamo, dal senso non solo personale ma anche comune dell’azione, per avvicinarci il più possibile a un’armonia del tutto di cui siamo una parte. Attraverso azioni concrete, partecipate, creatrici di legami, ritrovare i significati smarriti, come singoli soggetti e come gruppi variamente aggregati. È questo il senso del nostro impegno politico, per esempio nella cura e tutela del verde pubblico: non solo senso civico ma anche amore e rispetto per l’ambiente di cui siamo parte, nella promozione dell’attività sportiva e della cultura come strumenti di crescita al contempo individuale e collettiva. Legami, valori, significati, danno senso al nostro agire, personale, politico, sociale, culturale.

Legàmi

 Zhong (lealtà), shu (empatia o altruismo) e xiao (pietà  filiale) cheng (sincerità), lian (onestà),  wen (gentilezza), rang (modestia), chi (senso del giusto e dell’ingiusto), jian (frugalità), gong (rispetto), yong (coraggio). Kon Qui riteneva fossero i principi etici di riferimento per l’arte del buon governo, ma anche per una saggezza pratica che concerneva la qualità delle relazioni sociali. Dare forte enfasi ai legami familiari e all’armonia sociale tra gruppi più vasti avrebbe portato alla rettitudine nel mondo. Siamo intorno al 500 a.C. in Cina e Kon Qui sarà conosciuto in Occidente molto tempo dopo, col nome di Confucio. Naturalmente nei secoli e nel mondo, poi, è successo tutto e il contrario di tutto. Ma guardando con simpatia e, diciamolo, un certo stupore, questi antichi fondamenti del pensiero etico saremmo portati a condividerne la sostanza e a riconoscerne l’attualità. Cosa produrrebbe, oggi, una politica più vicina e utile alla gente? E rapporti più forti tra individuo e individuo? E tra individuo e gruppo? Produrrebbero legami. Come in Chimica. Legami chimici “più forti” sono più difficili da rompere; viceversa, le molecole che hanno al loro interno legami chimici più deboli sono più instabili. Abbiamo quindi bisogno di più legami e di legami più forti. Un modo per perseguire questi obiettivi è scegliere di elaborare idee e lavorare su progetti che possano creare legami. Politici, sociali, culturali. E condividerli. Creare un luogo sicuro dove instaurare relazioni sociali e combattere l’isolamento come un Alzheimer Cafè; contribuire a una biblioteca diffusa costruendo e installando casette dei libri; pensare alla realizzazione di una base per Kayak per cambiare la prospettiva su un corso d’acqua portandolo ad essere un’opportunità invece di un problema; collaborare a esperienze didattiche che coinvolgono i bambini con le loro famiglie nella coltivazione degli orti… sono solo alcuni modi per rendere forti questi legami. Progetti che vanno resi dinamici con idee sempre nuove, perché i legami non si indeboliscano. Rang, Shu, Gong. Modestia, empatia, rispetto.  Kon Qui, forse, avrebbe apprezzato.

Accordo di programma ex Alfa Romeo, fra sogno e fattibilità

L’Atto Integrativo all’Accordo di Programma approvato in Consiglio Comunale rappresenta a nostro parere un passo avanti rispetto al primo accordo, sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo.
Questo nuovo accordo è l’esito, non scontato, di un lungo e complesso percorso di collaborazione e di mediazione – con il Comune di Arese, a cui si è aggiunto Garbagnate Milanese – con l’obiettivo di contemperare e comporre le diverse esigenze della parti in causa, senza perdere di vista la preminenza dell’interesse del territorio e il rapporto con la realizzabilità.
È un accordo che interviene anche nella ripartizione delle risorse economiche. Ad esempio, l’aver concordato di superare il criterio territoriale ha condotto a una più favorevole assegnazione per Lainate, con un esito del 26% a fronte di un ipotetico valore del 15%. Sono invece fattori qualitativi importanti, e di interesse pubblico, le prospettive di ordine ambientale, le previste misure di compensazione, cioè il corridoio ecologico di collegamento del Parco delle Groane con il Parco del Lura, il necessario completamento  dell’impianto viabilistico, il fondamentale sviluppo del trasporto pubblico locale e di collegamento con Mind e Milano, la previsione di compensazioni, di sviluppo di opportunità per il commercio di prossimità, la possibilità di marketing territoriale, i numerosi nuovi posti di lavoro. Soffermandoci ad esempio sulla riconversione del parcheggio asfaltato di Expo 2015 a parco urbano, si ha immediatamente un aumento della   superficie permeabile di oltre il 65% e, più in generale, si arriverà ad avere oltre 300.000 metri quadrati di superficie a verde.
Unione Democratica ha espresso parere favorevole all’Atto Integrativo dell’Accordo di Programma, condividendone i presupposti in quanto orientati a un’idea di sviluppo del territorio possibile e realizzabile. Ora i passi da intraprendere devono essere necessariamente passi concreti, perché chi amministra deve contemperare la creatività politica, l’aspirazione e il sogno, che debbono essere presenti, con la responsabilità del governare, e quindi con la fattibilità e realizzabilità. 

Volontariato fra crisi ed evoluzione

In questo numero di Lainate Notizie, nell’articolo “C’è vita al Job Caffè” si dà ampio spazio alle numerose attività che le volontarie ed i volontari lainatesi svolgono con passione e generosità, contribuendo a generare valore sociale e dando concretezza e voce alla cittadinanza attiva. L’intensa attività svolta in tale contesto, realizzata per lo più da cittadini non organizzati in forme associative, è a nostro parere emblematica di come si stia evolvendo la propensione delle persone al volontariato, e quindi a come se ne delinei una nuova forma.
Dopo la tragica esperienza della pandemia – che ha messo in crisi la socializzazione e ha evidenziato e acuito le già presenti difficoltà dell’associazionismo – stiamo assistendo oggi a una diversa disponibilità delle persone verso gli altri, non più nell’ambito di forme più o meno strutturate di volontariato ma in modo personale e informale. Possiamo dire che c’è crisi dell’associazionismo, espresso col modello nato negli anni novanta e che ha dato vita al volontariato strutturato, ma non c’è crisi di volontari, che sono numerosi e disponibili, secondo una propensione individuale, più libera ma non meno importante e utile.
Oggi stare all’interno di associazioni è divenuto impegnativo, la vita personale e famigliare è più complicata, ma non è scomparso il desiderio di dedicarci agli altri. Le amministrazioni devono quindi sostenere e assecondare tale evoluzione, trovare nuove modalità di collaborazione, come sta avvenendo con le attività svolte al Job Caffè (pensiamo al progetto SoliMai, alle attività di Dimensione donna, all’insegnamento della lingua italiana per gli stranieri), per costruire nuove reti.
Noi di Unione Democratica da sempre sosteniamo tutte le forme di volontariato, sia associate che libere (in tal senso, per esempio, ci siamo impegnati nella realizzazione delle casette dei libri, partecipiamo alle attività di pulizia e igiene urbana, abbiamo contribuito alla realizzazione delle colonnine per le bici), convinti del valore della spontaneità e della libertà, della collaborazione e della condivisione per il bene comune.

Una scuola per crescere e per apprendere

In questo numero di Lainate Notizie si dà conto del Piano per il diritto allo studio 2022-23, che si concretizza in un investimento di oltre un milione di euro per le nostre scuole pubbliche: materne, primarie e secondarie di primo grado. Un impegno considerevole col quale il Comune sostiene la scuola, contribuendo al suo funzionamento e mettendo a disposizione risorse economiche indispensabili a raggiungere gli obiettivi educativi alla base dell’attività scolastica. L’impiego di tali risorse è concordato col corpo docente: le attività così finanziate si collocano a pieno titolo nella programmazione, e costituiscono un’importante integrazione dell’offerta didattica.
Ma a quale scuola pensiamo? Quale crediamo sia lo scopo dell’educazione? In questo periodo si discute molto sul “merito” e se ne parla in termini di “favorevoli o contrari”, di “positivo o negativo”. Restando così alla superficie della questione.
Merito deriva dal latino meritum, da merere, che significa “essere degno di lode e di premio”.
A nostro parere “merito” non è una brutta parola, a patto che non definisca lo scopo dell’azione educativa, a condizione quindi che si coniughi con “impegno” e con “uguaglianza”. Non crediamo che merito e uguaglianza – intesa come uguaglianza di opportunità, parità di condizioni che favoriscono l’apprendimento – siano in conflitto. Devono essere alleati, in ogni processo educativo, tanto più nella scuola dell’età evolutiva, cioè quella in cui si pongono le basi del sapere e della persona. Pensiamo a una scuola per crescere e per apprendere, inclusiva, accogliente, performante.
Crediamo che sia più adatta alla scuola dell’età evolutiva la parola “impegno”, come qualità che ci sostiene nelle nostre scelte, come caratteristica che ci indirizza, ci dà forza e autostima. Ci piace pensare a una scuola in cui i nostri bambini sono trattati prima di tutto per il loro impegno, ognuno secondo le proprie capacità, caratteristiche, sogni, talenti. Il merito – che pensiamo vada espresso – in una scuola così rappresenta l’espressione formale e convenzionale, non sostanziale dell’educazione.

Neet: giovani alla ricerca di una meta

Passata l’estate, con il suo tempo “sospeso”, si torna al lavoro e allo studio. Non tutti però. Giuseppe, 28 anni, vive in camera sua, come un adolescente. È un NEET. È parte del fenomeno rilevato dall’ISTAT dei ragazzi Not in Education, Employment or Training. È uno degli oltre due milioni in Italia, tra i 15 e i 34 anni, che non studiano, non lavorano e non sono in formazione. Un fenomeno inquietante e in crescita. A cosa è dovuto? Azzardiamo un’ipotesi: forse siamo davanti a un cambiamento del paradigma lavoro = indipendenza. s
Per generazioni il lavoro è stato il mezzo per conquistare l’indipendenza dalla famiglia costruendo rapporti sociali propri, scegliendo un personale percorso di vita. Non è più così. Davanti alla prospettiva di un lavoro retribuito ben al di sotto di mille euro, della fatica quotidiana per far quadrare conti che non quadrano mai, scatta un ragionamento semplice: restare in famiglia ha solo lati positivi. I pochi soldi di un eventuale lavoro possono migliorare una qualità di vita consolidata, in un ambiente protetto che ha bisogno di ben pochi investimenti personali e quasi nessuna scelta emotiva. Per il momento non vado a scuola, non lavoro, non partecipo alla vita della società; poi si vedrà. In fondo non sembra mancare nulla. Ma indipendenza fa rima con libertà. Libertà di pensiero, di scelta e quindi libertà politica: non esistono scorciatoie. Solo una presenza attiva nel tessuto sociale – scolastico e lavorativo – permette di costruirsi un’idea del mondo dialettica e concreta.
Certo, non si può analizzare un fenomeno attuale con strumenti del passato. È però evidente la causa. Un mondo del lavoro che offre retribuzioni inaccettabili fa sì che molti giovani ridimensionino le proprie aspettative e si adagino su obiettivi minimi. La sfida, dunque, è aiutarli a ripartire. Una sfida che non possiamo permetterci di perdere e che vede l’amministrazione da tempo impegnata su più fronti e già al lavoro su nuovi progetti realizzati in rete tra scuole, famiglie e istituzioni.

Cresce la voglia di partecipazione

Forse dovremmo parlarne sottovoce. Forse non è ancora il momento ma, osservando bene, intorno a noi sembrerebbe iniziata una nuova fase di impegno sociale, di timida ma determinata partecipazione. 1670 cittadini rispondono a un questionario online che chiede indicazioni sul possibile utilizzo dell’area delle ex piscine di Via Monte Grappa. 1670 persone, utilizzano una modalità inconsueta, dedicano un po’ del loro tempo alla comunità ed esprimono un pensiero personale a favore di tutti. Non era del tutto scontato né per il momento, né per la modalità di rilevamento adottata.
Improvvisamente sul Villoresi appare un pontile galleggiante. Una base per il Kayak.  Coronamento di lungo percorso burocratico e tecnico. Ma anche frutto del caparbio lavoro di cittadini.  Ora, gli stessi cittadini, costituiscono una nuova A.S.D.  che cercherà di promuovere l’attività che potrebbe rivitalizzare l’immagine, a volte non positiva, di questa via d’acqua.
A breve, girando per il territorio di Lainate ci imbatteremo nelle casette dei libri. Non una, ma otto. Una specie di biblioteca diffusa. Gestita direttamente dai cittadini. Prendo un libro, lascio un libro. Le casette sono state costruite e donate dai cittadini.  
Sono rigogliose le “colture” degli orti urbani in Via Garbagnate e pare possano esserlo anche le “culture” nella Casetta degli orti che inizia ad avere un ruolo.
Sono solo alcuni esempi, citati in modo un po’ arbitrario. Lungaggini, rallentamenti, eventi improbabili, situazioni non prevedibili non hanno certo dato una mano, ma un’amministrazione presente, uffici che collaborano e cittadini che cominciano a spendersi in prima persona fanno la differenza, l’abbiamo già detto, tra il dire e il fare.